IL COLLEGAMENTO A2-A13, LE VARIANTI E IL PROTOCOLLO DI KYOTO

IL COLLEGAMENTO A2-A13, LE VARIANTI E IL PROTOCOLLO DI KYOTO

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Da : Corriere del Ticino di sabato 7 febbraio 2009   (Locarno pagina 19)

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TRIBUNA LIBERA
IL
COLLEGAMENTO A2-A13, LE VARIANTI E IL PROTOCOLLO DI KYOTO

 VALERIO DE GIOVANETTI * ( Ideatore della variante «Panoramica» 51-73).

Sicuramente vi chiederete cosa c’entra il col­legamento viario A2-A13 con il trattato di Kyoto, l’accordo che – come noto – per il pe­riodo 2008/2012 prevede l’obbligo di operare una riduzione non inferiore al 5% delle emissioni di elementi inquinanti, rispetto ai livelli registrati nel 1990, considerato come anno base. La rispo­sta la rimando in coda a questo scritto, a dimo­strazione che lo studio sul collegamento auto­stradale del Locarnese è anche profondo, scien­tifico, realizzabile ed interessante dal profilo eco­nomico. Questo mio ennesimo intervento sul te­ma si collega al recente articolo di Edo Bobbià (vedi il CdT del 31 gennaio), da anni deputato in Gran Consiglio e Direttore della Ssic-Ticino.
Purtroppo, come è oramai prassi consolidata, an­che in questo scritto si arriva alle solite minacce e ai ricatti, incolpando il povero popolo ticinese di essere litigioso perché non ha accettato quanto il politico voleva imporre, ovvero la «Variante 95». Se questa ipotesi di tracciato è stata bocciata, e se non si è mai arrivati ad una soluzione concre­ta, la colpa è tuttavia da ricercare solamente al­l’interno del mondo politico nostrano. Un mondo, nel quale le problematiche stradali vengono ri­prese solo a scadenze quadriennali e nell’immi­nenza delle votazioni. Sostanzialmente, il 30 set­tembre
2007 il popolo ticinese ha detto «no» alla distruzione del Piano di Magadino a danno del­l’agricoltura, ed altrettanto palesemente ha aval­lato il collegamento montano secondo l’opzione della «Panoramica».
Un punto sul quale concordo con Edo Bobbià, in­vece, è l’idea che il Gruppo di lavoro creato dal Governo – all’indomani della votazione – stia la­vorando sì molto bene, ma davvero in modo trop­po soft. Anche questo, ahimè, fa parte di una stra­tegia: è un atteggiamento voluto, e – come affer­ma benissimo il granconsigliere – prelude a quan­to avverrà sicuramente: ovvero, l’imposizione del collegamento secondo la «Variante ‘98».
Bobbià, nel suo scritto, afferma pure testualmen­te: «l’unica via d’uscita la vedo (ed è duro per me ammetterlo) nell’intervento diretto della Confe­derazione, e per essa dell’ Ufficio nazionale delle strade. Con procedure dirette, ancorché rispettose delle leggi e con la forza di chi paga». Queste pa­role, per il sottoscritto, sono già l’anticipazione di cosa la politica arriverà ad imporre – come del re­sto avevo già ventilato, nell’ottobre 2007, subito dopo la bocciatura della V95. Ma io mi chiedo: vogliamo forse concludere che il popolo ticinese deve essere messo sotto tutela, per incapacità di discernimento? Personalmente, non condivido
una simile impostazione del discorso.
La variante Panoramica 51-73 è giunta sui banchi dei politici già nel 2002.

Quanti politici, da allora, si sono impegnati a contattarmi per valutare il progetto? Nella seduta di Gran Consiglio del mar­zo 2003, la mia proposta aveva creato un interes­sante dibattito. Tanto interessante, che nella vo­tazione con la quale venne deciso di optare per la ‘95, circa un terzo dei parlamentari – che aveva­no valutato positivamente il mio tracciato colli­nare – proposero di rimandare la decisione alla nuova Legislatura, per approfondire il tutto.
E allora, perché la politica – dal 2002 a oggi – non mi ha mai avvicinato, nonostante l’esistenza di un progetto di 70 pagine trasmesso a Berna, al Di­partimento competente, e da me consegnato per­sonalmente anche a Marco Borradori? Ai politici – e anche alla task force creata per dare un con­tributo al rilancio rapido dell’economia – vorrei quindi suggerire, e mi scuso se prendo alla lettera il consiglio di Edo Bobbià, di attribuire sì un man­dato diretto, ma a chi ha già studiato il percorso montano. Passiamo immediatamente dal proget­to di massima esistente al progetto operativo, ca­ri politici, e fra circa 6 anni si potrà già circolare sulla nuova strada: la Panoramica. Il tutto, senza sprecare ulteriori fondi pubblici con altri studi!
Non elencherò tutti i vantaggi del collegamento collinare rispetto a quello sul Piano: chi è interes­sato, può trovare la documentazione completa sul sito www.de-giovanetti.com/panoramica. Mi per­metto solamente di ricordare – in conclusione e per ricollegarmi al titolo di questo intervento –, il risparmio ambientale annuo che otterremmo, pa­ri a 32 milioni di chilometri in meno percorsi dal­le auto dei pendolari, con un minore consumo va­lutabile in 1,92 milioni di litri di carburante. Una riduzione, che significherebbe minori emissioni per circa 6.400 tonnellate annue di anidride car­bonica, e qui torno al trattato di Kyoto. Infatti, questa quantità di gas serra – secondo la tabella rilevabile sul sito my Climate (www.myclimate.ch) – costa alla Svizzera, in caso di mancato rispetto del trattato, circa 742 mila franchi l’anno sotto forma di compensi interni o 249 mila per compen­si in Paesi in via di sviluppo. Il che si traduce in ulteriori costi supplementari ed annuali a carico della collettività, che nessuno studio ha ancora considerato. Non resta che sperare che la politica sappia considerare anche questo aspetto del pro­blema